Gli amici scrittori

Italo Calvino, Le città invisibili
(1972)

Calvino è il primo autore ad essere citato in Ombre dal Fondo, proprio con riferimento alle Città invisibili (Torino, Einaudi, 1972): «vuoto di frequentatori la sera il Fondo si trasforma in un cimitero. […] Un cimitero è un luogo di silenziosi fantasmi; più raramente di sonori musicisti. È Calvino a dirci che nella città di Ipazia i suonatori si nascondono nelle tombe e da una tomba all’altra si danno la voce con flauti e arpe. Ma più spesso vi dimorano ombre» (p. 5). Delle Città invisibili Calvino parla nell’intervista rilasciata alla Corti, uscita postuma nel n. 6 di «Autografo» (ottobre 1985): «Come ambiente naturale quello che non si può respingere o nascondere è il paesaggio natale e familiare; San Remo continua a saltar fuori nei miei libri, nei più vari scorci e prospettive, soprattutto vista dall’alto, ed è soprattutto presente in molte delle Città invisibili». Le parole di Calvino si lasciano leggere anche come un’amichevole provocazione alla Corti semiologa, che raccoglierà la sfida proprio lavorando sulla struttura del Marcovaldo.