Il dibattito culturale

Lettera di Pasolini (1965)

La lettera, inedita, è conservata nell’archivio di Maria Corti insieme alla busta con timbro del 29 gennaio 1965. Segue quindi di poco il celebre saggio pasoliniano Nuove questioni linguistiche, apparso su «Rinascita» del 26 dicembre 1964. Le tesi di Pasolini, molto discusse, sono note: l’unificazione linguistica su base parlata, finalmente raggiunta negli anni del boom economico, ha imposto un ‘neoitaliano’ tecnologico scolorito e inespressivo, un prodotto egemonico della borghesia industriale del Nord-Italia. Pasolini aveva letto il suo testo, ancora prima di pubblicarlo, in diverse sedi. La Corti, insieme a Cesare Segre, lo ascolta alla Casa della Cultura di Milano nel dicembre 1964: «Segre e io fummo invitati dal moderatore a intervenire. Segre rifiutò, io con molto disagio accettai, ma feci, ricordo, un intervento debole, mediocre, che risentiva del mio essere impreparata ad affrontare una teoria che, pur buttata lì con passione da un bravo scrittore, pareva assai bizzarra» (Dialogo in pubblico, p. 91). L’argomento è ripreso dalla Corti in una lettera datata 6 gennaio 1965, dunque di poco anteriore alla risposta di Pasolini. La comunicazione è molto diretta, con un tono quasi confidenziale, specie in alcuni passaggi: «La prego di scusare la confusione del mio intervento milanese alla Casa della cultura, ma ne è stata causa un fatto psicologico; come tutte le persone che fanno vita solitaria, non sono adatta per temperamento a interventi pubblici imprevisti» (la lettera è conservata nel Fondo Pasolini dell’Archivio Contemporaneo “A. Bonsanti” di Firenze, ma presso la Fondazione Corti si trova la minuta, non a caso tormentata da fitte correzioni).
La provocazione di Pasolini apre un dibattito a più voci. Tra le iniziative pubbliche della Corti va ricordata almeno l’inchiesta Come parleremo domani?, da lei promossa e diretta nel 1965 sulla «Fiera Letteraria».