Gli amici scrittori

Eugenio Montale, L’opera in versi
(1980)

Negli anni milanesi di Montale le visite della Corti in via Bigli – prima nell’attico al n. 11 e poi, dopo la morte della Mosca, nell’appartamento al n. 15 – furono frequenti: «gradiva le visite degli amici e le lunghe conversazioni, nelle quali con il suo particolare tono brusco offriva quadretti ironici di scrittori, giornalisti, critici, signore della Milano bene […]. Mi rimprovero di aver preso nota molto di rado dei piccoli capolavori della sua oralità. Dopo le più belle battute si ritirava nel silenzio e fumava, fumava. Sapeva illuminare come pochi le varie forme della stupidità umana e questo lo divertiva parecchio» (Dialogo in pubblico, pp. 138-139). Con il dono a Maria di alcuni suoi manoscritti, nel 1969, Montale ha di fatto avviato la costituzione del Fondo Manoscritti, che ha arricchito poi negli anni successivi con altri generosi conferimenti.
Le carte montaliane conservate a Pavia sono state fondamentali per il lavoro dei curatori dell’edizione critica della sua Opera in versi (Torino, Einaudi, 1980): la dedica dell’autore alla Corti è su una copia dell’edizione numerata riservata agli amici.