I luoghi della narratrice
Il ballo dei sapienti (Mondadori, 1966)
Il secondo romanzo della Corti, ispirato al periodo di insegnamento al Liceo milanese Beccaria (1956-’62), esce da Mondadori nella collana dei «Narratori» diretta da Niccolò Gallo. Con un calcolato effetto straniante, in un’ambientazione che diversamente dal passato remoto dell’Ora di tutti è calata nella contemporaneità, la Corti fa precedere il racconto da un’epigrafe del predicatore medievale trecentesco Giordano da Rivalto: «L’uomo è come il mare, che si muove per ogni vento e per ogni onda». E Milano, quasi una città-personaggio nebbiosa e in fermento, è la scenografia delle frustrazioni e delle ribellioni di insegnanti e studenti, nel «preordinato disordine di un moderno défilé» – parole di Montale nella recensione sul «Corriere della Sera» del 27 marzo 1966. La data dell’intervento di Montale coincide curiosamente con l’occasione privata di una lettera alla Corti del poeta Giovanni Giudici, interessante per alcuni spunti critici: «il romanzo tende ad assumere certe caratteristiche che furono fino a ieri o sembravano essere esclusive della poesia lirica (e forse è ipotizzabile un viceversa): mi sembra che il Ballo dei sapienti si raccomandi anche come un’importante riuscita in tal senso». Il libro viene presentato, sempre nel ’66, al Club Turati di via Brera, a Milano, da Umberto Eco; tra il pubblico anche gli studenti del Liceo Parini, nell’anno del processo per oscenità ai redattori del giornale studentesco «La Zanzara»: «erano anni mirabili per la carica nuova degli studenti e già si respirava nella scuola l’aria del primo Sessantotto» (Dialogo in pubblico, p. 113).