L’insegnamento universitario

Materiali preparatori del saggio Da un convento veneto a un castello piacentino («Giornale storico della letteratura italiana», 1961; poi in Metodi e fantasmi, Milano, Feltrinelli, 1969)

Il saggio è un expertise su un poemetto cinquecentesco, il Delfilo, testimoniato da un unico manoscritto. Giovanni Pozzi, filologo di scuola continiana, aveva proposto l’attribuzione al veneto Francesco Colonna, autore del Polifilo. La Corti, lavorando su piccoli indizi, percorre un’altra pista e, anche sulla base di riferimenti topografici interni all’opera, individua nel castello di Momeliano, in area piacentina, la sede del casato nobiliare del vero autore: il ‘fantasma’ di Marco Antonio Ceresa prende finalmente corpo. La ricerca erudita – in genere poco amata dalla Corti – alimenta in questo caso la riflessione teorica e metodologica: «Ho sempre detto ai miei allievi che essere buoni investigatori vuol dire cogliere quei minuscoli particolari su cui nessuno si ferma e che possono rivelarsi altamente densi di messaggi. Si possono così portare alla luce autori e testi fantasmi e che come fantasmi attraversano la letteratura». L’identificazione del castello, come dimostra la mappa qui riprodotta, è il risultato di ripetuti sopralluoghi: «esaminati gli accenni autobiografici del poemetto e le miniature, presi a girare in macchina per la valle del Trebbia» (Dialogo in pubblico, p. 81).

Una ricostruzione per immagini si trova online (Videoinstallazione, a cura di Paolo Lipari, dalla mostra Maria Corti. Le voci della scrittura, Pavia, Palazzo del Broletto, 8-31 ottobre 2015).