Il dibattito culturale
«Non si dovrebbe mai vivere fuori del proprio tempo. Per deludente che esso sia, è il posto dove siamo per guardare sia indietro che avanti, per percorrere la nostra strada, vorrei dire con parole un po’ grosse, e me ne scuso, per conoscere la forma del nostro destino» (Dialogo in pubblico, p. 154). A partire dagli anni Sessanta l’impegno intellettuale della Corti si sviluppa su un doppio binario: il lavoro teorico e pratico sui testi letterari, aggiornato con i ‘ferri nuovi’ dello strutturalismo e della semiotica, trova un laboratorio fecondo nella rivista «Strumenti critici», nata nel 1966; la scrittura di intervento e l’attività divulgativa, dall’altro lato, si esprimono in sedi extra-accademiche. Comincia nel 1965 – la studiosa è da poco tornata a Pavia – la collaborazione al «Giorno», allora diretto da Italo Pietra, ex comandante partigiano dell’Oltrepò. Accanto ai celebri reportage di Giorgio Bocca, un racconto ‘a contropelo’ dell’Italia del boom, il giornale ha un supplemento culturale molto vivace: fra i collaboratori figurano anche Pietro Citati, Alberto Arbasino, Italo Calvino, Attilio Bertolucci, Stefano Agosti. Terminata l’avventura al «Giorno», dal 1980 la Corti passa a «Repubblica», altro quotidiano di area progressista e di recente fondazione – era nato nel 1976. «Si possono dividere le riviste in periodici che descrivono la cultura e in periodici che la fanno»: sono parole della Corti, che tra il 1979 e il 1988 fa parte del comitato di redazione della militante e pluridisciplinare «Alfabeta», forse l’ultima importante rivista cartacea novecentesca. Esaurito il ciclo vitale di «Alfabeta» ci sarà spazio solo per l’ultima arrivata, la rivista del Centro Manoscritti «Autografo», attiva dal 1984. A differenza di «Strumenti critici», frutto di un progetto collettivo, «Autografo» si può davvero considerare una creatura di Maria Corti.